Stanley Kubrick è considerato quasi all’unanimità, il miglior regista della storia del cinema, riuscendo a guadagnarsi questo titolo con soli 13 film all’attivo in 50 anni di carriera.
Un regista eclettico e maniacale per i dettagli, che ha saputo affrontare con maestria diversi generi cinematografici, riuscendo a mantenere sempre la sua identità:
- Il bellico con “Paura e desiderio”, “Orizzonti di gloria” e “Full metal jacket”.
- Il noir con “Il bacio dell’assassino” e “Rapina a mano armata”.
- Il peplum con “Spartacus”.
- Il dramma sentimentale con “Lolita”.
- La satira con “Il Dr. Stranamore”.
- La fantascienza con “2001: Odissea nello spazio”.
- Il distopico con “Arancia meccanica”.
- L’horror con “Shining”.
- Lo storico con “Barry Lyndon”.
- L’erotico con “Eyes Wide Shut”.
Oggi parleremo del suo stile, della sua poetica e di come il suo operato ancora influenzi le generazioni di oggi, senza tralasciare qualche informazione importante sulla sua vita.
“Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato.”
Stanley Kubrick.
Vita in breve
Stanley Kubrick nasce a Manhattan il 26 luglio 1928.
All’età di 13 anni, riceve dai suoi genitori una macchina fotografica e una scacchiera, due mezzi con cui si guadagna da vivere tra il 1945 e il 1949.
Quello stesso anno, Kubrick gira il suo primo cortometraggio, “Day of the fight”, che riesce a vendere alla RKO, casa di produzione che finanzierà anche il suo secondo corto, ovvero “Flying Padre”.
Dopo aver ottenuto un discreto successo con i primi due cortometraggi, Kubrick abbandona il suo posto di lavoro per la rivista Look ed esordisce alla regia, auto-producendosi il suo primo film, “Paura e Desiderio” del 1953.
Due anni dopo, Kubrick gira “Il bacio dell’assassino”, film che gli permette di farsi notare da James B. Harris, produttore con cui entra in società, fondando la Harris-Kubrick Pictures, una piccola casa di produzione indipendente.
Sotto il nuovo marchio, nel 1956, Kubrick gira “Rapina a mano armata”, il suo primo lungometraggio ad avere una distribuzione in sala, facendo notare agli addetti ai lavori il suo encomiabile talento.
Dopo aver girato “Orizzonti di gloria” e “Spartacus” (entrambi finanziati da Kirk Douglas), Kubrick si trasferisce definitivamente in Inghilterra.
Dopo aver spaziato attraversi vari generi cinematografici, dando vita a pellicole immortali e rivoluzionarie (“2001: Odissea nello spazio, “Arancia meccanica”, “Shining”), ed essersi guadagnato il titolo di maestro, Kubrick muore durante il sonno, stroncato da un infarto, nella sua casa di campagna il 7 marzo 1999, poco prima di terminare il montaggio del suo ultimo film, “Eyes Wide Shut” (montaggio che sarà portato a termine da Steven Spielberg).
“Il miglior modo per imparare a fare un film, è farne uno.”
Stanley Kubrick.
Lo stile e la poetica di Kubrick
Indagare la filosofia estetica di un artista come Stanley Kubrick, significa cimentarsi con una poetica tra le più raffinate e complesse che il cinema abbia saputo esprimere nella sua storia.
La grandezza di Kubrick è stata quella di unire una forma estetica eccelsa, a un contenuto pregno e non invasivo.
La complessità di Kubrick è intrinseca alle sue opere. Niente è esplicito. Tutto va interpretato e analizzato.
La perfezione estetica
L’elemento cardine che ha reso il cinema di Kubrick immortale, è sicuramente la perfezione estetica e la maniacalità per i dettagli.
Ogni suo film è pervaso di inquadrature studiate al millimetro, gestendo alla perfezione spazi e personaggi. La simmetria morbosa e l’eccessivo utilizzo dei grandangoli, fanno sembrare le scene dei suoi film dei quadri.
Le inquadrature di Kubrick sono spesso prolungate, esitanti, lasciando lo spettatore libero di indugiare sulle singole componenti dell’immagine.
Fotografia, colori, scenografie e costumi contribuiscono alla perfezione estetica delle sue pellicole.
In molti casi, Kubrick tende ad utilizzare un solo colore per enfatizzare la drammaticità di una scena, o amplificare lo stato emotivo dei suoi personaggi (si pensi all’eccessivo utilizzo del verde in “Shining”, colore che per Kubrick rappresenta la morte).
Costumi armonici e scenografie simmetriche, invece, lavorano di contrasto con la sua poetica.
Kubrick crea dicotomia tra la perfezione estetica della messa in scena e il contenuto delle sue opere.
Questo contrasto è accentuato anche dal sapiente utilizzo delle musiche (si pensi alle sinfonie di Beethoven che accompagnano le scene di violenza in “Arancia meccanica”) e dei silenzi (si pensi all’assenza di suoni durante le scene ambientate nello spazio aperto in “2001: Odissea nello spazio”).
Kubrick cura in prima persona ogni elemento tecnico dei suoi film: dalla sceneggiatura al montaggio. Maestranze e produttori si fidano di lui, lasciandogli spesso carta bianca, diventando così dei burattini al servizio della sua creatività.
Kubrick s’improvvisa anche operatore di macchina, quando si tratta di riprese a mano libera.
Le sue lunghe riprese in cui segue i personaggi sono iconiche, facendo immergere lo spettatore nella scena, fino a farlo diventare parte integrante dell’opera.
Difficilmente Kubrick stacca la macchina da presa dal volto dei suoi personaggi, enfatizzando così i loro dubbi e i loro pensieri.
La brutalità dell’uomo
Un tema ricorrente nelle opere di Kubrick, è il pessimismo che egli ha nei confronti dell’essere umano.
Per Kubrick, l’uomo non è un nobile selvaggio (come lo intendeva Rousseau), bensì un ignobile selvaggio. È irrazionale, brutale, debole e sciocco, incapace di essere obiettivo verso qualunque cosa che coinvolga i propri interessi.
Ogni tentativo di creare istituzioni sociali su una visione falsa della natura dell’uomo, è probabilmente una condannata al fallimento.
Kubrick è interessato alla brutale e violenta natura dell’uomo, perché è una sua vera rappresentazione. L’uomo s’imbarbarisce se messo sotto pressione, isolato o in un conflitto, diventando un essere mostruoso.
Kubrick assimilò questo concetto grazie alla profonda conoscenza che aveva di Nietzsche, e del suo pensiero sull’apollineo e il dionisiaco.
L’apollineo è lo spirito che scaturisce dalla razionalità, l’ordine, l’armonia, mentre il dionisiaco è lo spirito che scaturisce dal caos, dallo scontro, dalla violenza (per approfondire meglio il pensiero di Nietzsche, consigliamo la lettura di La nascita della tragedia).
Kubrick mostra quanto l’uomo sia ancora vicino alle scimmie della preistoria. Si trova in un limbo tra scimmia e uomo, ed essere in questo limbo lo porta alla violenza per trovare sé stesso.
L’essere umano, per natura, tende a voler superare i propri limiti per diventare ciò che Nietzsche definisce super uomo, ma così facendo non fa altro che distruggere se stesso e ciò che gli sta attorno.
L’idea che la società obblighi l‘uomo ad indossare delle maschere, a nascondere la propria natura più animalesca, porta il dionisiaco a prevalere sull’apollineo, e per Kubrick, questo è inevitabile.
Creazione e distruzione
Il cinema di Stanley Kubrick ha un altro elemento centrale, attorno al quale si dirama tutto il resto. Questo elemento è la ricerca della conoscenza. Non importa se siamo su un’astronave nello spazio o in un campo di battaglia della guerra del Vietnam; la ricerca della conoscenza è sempre presente, e spesso è la causa motrice di azioni fondamentali compiute dai suoi protagonisti.
L’uomo, per Kubrick, ha dovuto illudersi per dare un senso all’esistenza, in quanto ha paura della verità, non essendo stato capace di accettare l’idea che la vita non ha alcun senso, che non c’è nessun “oltre” e che va vissuta con desiderio e libero abbandono. Se il mondo avesse un senso e se fosse costruito secondo criteri di razionalità, di giustizia e di bellezza, l’uomo non avrebbe bisogno di auto-illudersi per sopravvivere, creando dei tasselli per un progresso che, inevitabilmente, porterà alla distruzione.
I film di Kubrick sono pieni di distruzione, mostrando la violenza insita dell’umanità. L’essere umano è intrinsecamente sia creatore che distruttore, e quasi sempre, queste due tematiche sono collegate al progresso (si pensi alla bomba atomica in “Il Dr. Stranamore”).
Per Kubrick, il progresso è diventato ingestibile per l’uomo, trasformandosi nella sua condanna a morte. Kubrick ci fa riflettere su come la violenza porti all’evoluzione.
Creazione e distruzione, inoltre, sono per Kubrick percepiti come sesso e violenza, due sentimenti irrazionali che portano l’uomo a dare il meglio di sé per auto-distruggersi.
Kubrick amava la dicotomia tra razionalità e disordine. Sulla base della sua poetica, amore e creazione contengono odio e distruzione, e viceversa, affermando che lo spirito apollineo non può convivere nell’uomo moderno.
Conclusione
Ciascuno dei film di Kubrick è diverso dal precedente, ma la sua impronta stilistica è sempre riconoscibile. Ogni sua opera parla di esperienze umane, facendo riflettere lo spettatore su sé stesso.
Stanley Kubrick è stato un regista meticoloso, filosofico, simbolico e, soprattutto, misterioso, che ci ha lasciato un patrimonio artistico su cui poter riflettere e capire ciò che siamo veramente: esseri umani.
Filmografia
- Paura e desiderio (1953)
- Il bacio dell’assassino (1955)
- Rapina a mano armata(1956)
- Orizzonti di gloria (1957)
- Spartacus (1960)
- Lolita (1962)
- Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (1964)
- 2001: Odissea nello spazio (1968)
- Arancia meccanica (1971)
- Barry Lyndon (1975)
- Shining (1980)
- Full Metal Jacket (1987)
- Eyes Wide Shut (1999)